Africa: lo sviluppo viaggia su due ruote

Gambe in spalla e pedalare. Per andare a scuola quando si è insegnanti o studenti, per far visita ai pazienti e spostarsi da un ospedale all’altro se si è medici, per avviare una piccola attività in proprio nel caso di un meccanico. Ci sono posti al mondo in cui due ruote, un sellino e un paio di pedali sono sufficienti per avviare una rivoluzione. Come in Africa, dove l’associazione World bicycle relief è impegnata da anni in progetti di sviluppo basati sulla diffusione di una “tecnologia” d’altri tempi: la bicicletta.

Nel continente africano una distanza di 15-20 chilometri può essere insormontabile. Doverla percorrere a piedi, in condizioni climatiche proibitive, su strade malridotte, prima all’andata, poi al ritorno, rappresenta un ostacolo che solo una piccola percentuale della popolazione è in grado di affrontare, una percentuale da cui restano esclusi gli anziani, i bambini, le donne in stato di gravidanza e in generale le persone che non godono di un buona stato di salute. E anche chi è abbastanza forte fisicamente è costretto a dedicare la maggior parte del suo tempo a spostamenti spossanti, che rallentano qualunque tipo di attività si decida di intraprendere.

Per tentare di risolvere in parte questo problema l’ong con base a Chicago World bicylce relief ha pensato a una soluzione estremamente semplice e altrettanto pratica ed economica: la bicicletta. Grazie a progetti sperimentali condotti prima in Sri Lanka e successivamente in Uganda e Tanzania, l’associazione ha scoperto che le due ruote possono far aumentare le entrate di una famiglia povera del 35 per cento, riducendo drasticamente i tempi di spostamento e moltiplicando le attività cui è possibile dedicarsi nel corso di una giornata.

Così oggi nell’Africa Subsahariana medici e volontari che lavorano con pazienti sieropositivi o affetti da Aids possono usare una delle 23mila biciclette distribuite dall’ong per le proprie visite, e contemporaneamente sono molti i giovani che hanno imparato a costruire e aggiustare i veicoli a due ruote, avviando attività di microimprenditoria che garantiscono loro un guadagno sufficiente a provvedere alle necessità della propria famiglia.

Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza”, scriveva a metà del secolo scorso Herbert George Wells. Chissà se il grande scrittore di fantascienza, autore della Macchina del tempo e dell’Uomo invisibile, avrebbe mai immaginato che nell’era della rivoluzione tecnologica il futuro di una parte dell’umanità sarebbe stato legato non a sofisticatissime macchine iperevolute ma a un oggetto estremamente semplice, proveniente dal passato.

di Jennifer Zocchi

Immagine 720x540: