Il Sudafrica ha preso un bidone. Che potrebbe favorirne crescita e sviluppo!

Quel computer è un bidone. In senso letterale: si chiama Digital Drum, è alimentato da pannelli solari e ad assemblarlo sono stati tecnici ed esperti dell’Unicef e del Council for scientific and industrial research (Csir) del Sudafrica utilizzando la carcassa di un barile di petrolio. Pensato per il mercato ugandese, questo singolare prototipo di elaboratore elettronico promette di ridurre nel giro di pochi anni il digital divide che affligge la popolazione del Paese africano, consentendo anche alle comunità più povere e sperdute l’accesso ai servizi online essenziali collegati all’istruzione e alla sanità.

A una prima occhiata potrebbe apparire un tentativo malriuscito di arte povera o una scultura avanguardista pensata per spaesare l’osservatore unendo tra loro elementi di oggetti incredibilmente distanti per uso e struttura; in realtà il Digital Drum è l’evoluzione di un altro progetto del Csir chiamato Digital Doorway, anch’esso sviluppato per promuovere l’alfabetizzazione informatica in contesti di estrema povertà partendo dall’uso di materiali di scarto facilmente reperibili.

Attualmente il “bidone digitale” contiene al suo interno il pacchetto di OpenOffice, giochi e programmi educativi, un software di introduzione alla terminologia informatica, 10.000 e-books, un collegamento diretto a Wikipedia, decine di migliaia di file interattivi e numerose altre applicazioni utili sia ai bambini che agli adulti per familiarizzare con il mondo dei computer e di internet.

I ridottissimi costi di produzione e la grande resistenza dimostrata dalla macchina, uniti alla sua versatilità, hanno suscitato l’entusiasmo di tutti gli addetti ai lavori, non solo informatici, ma anche educatori e pedagoghi impegnati a promuovere progetti didattici nel continente africano.

Non a caso l’Unicef (www.unicef.org) è stato coinvolto attivamente nello sviluppo del prototipo, dotato di notevoli potenzialità per quanto riguarda l’alfabetizzazione dei minori e l’accesso alle cure mediche di base.

Installando un Digital Drum in un villaggio, tutti i suoi abitanti potrebbero ad esempio conoscere con estrema facilità l’esatta ubicazione del più vicino ospedale o verificare la disponibilità di un determinato farmaco in una certa provincia.

Le potenzialità, sottolineano i suoi sviluppatori, sono pressoché illimitate. Una volta installata in un Paese una rete di Digital Drum le distanze esistenti oggi al suo interno verrebbero di colpo annullate, consentendo quella connettività che ancora manca in buona parte del continente.
L’Africa, insomma, potrebbe aver preso un bidone. Questa volta, però, potrebbe essere un bidone in grado di favorire il suo sviluppo.

di Jennifer Zocchi

Immagine 720x540: