Migliaia i minori sfruttati in Italia: Save the Children presenta il dossier "Le nuove schiavitù"

Si possono aiutare i minori che rimangono vittime di tratta e sfruttamento: identificandoli e inserendoli nei programmi di protezione. Per farlo bisogna conquistare la loro fiducia e, soprattutto, non farli sentire criminalizzati. Sembra un suggerimento banale, una semplice norma di buon senso. Ma non deve essere così se Save the Children lo ha ribadito lo scorso 23 agosto durante la presentazione del dossier Le nuove schiavitù, in occasione della Giornata Onu in Ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione.

L’organizzazione internazionale ha sottolineato la necessità di un’adeguata presenza di unità di strada che agganci le vittime - minori o adulti - e che, su fiducia, offra loro una prima assistenza. “Inoltre bisogna mettere una maggiore attenzione anche nelle azioni di pubblica sicurezza per non vittimizzare ulteriormente bambini e adulti già vittime di tratta e sfruttamento - spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children per l’Italia -. Spesso, infatti, i minori presi in operazioni di polizia, si sentono criminalizzati e anche per questo scappano dalle strutture protette in cui vengono inseriti”.

L’organizzazione finora ne ha intercettati e seguiti circa 2.500 con le sue attività su strada, di mediazione e informazione nei porti e nelle comunità per minori, in Sicilia, Puglia, nelle Marche e a Roma. E di recente ha avviato anche in Lombardia e a Torino delle attività rivolte a minori stranieri non accompagnati ed esterni al circuito dell’accoglienza e protezione.

I dati del dossier. Il fenomeno principale emerso è l’allargamento del bacino di minori sfruttati o potenziali vittime di sfruttamento, mentre la tratta sembra sempre più circoscritta al gruppo delle ragazze nigeriane e dell’Est Europa. Si stima che siano almeno 50.000 le vittime di tratta e sfruttamento che hanno ricevuto soccorso e assistenza in Italia fra il 2000 e il 2008, mentre i minori di 18 anni inseriti in programmi di protezione sono circa 986.

Nigeria, Romania, Moldavia, Albania, Ucraina rappresentano le nazionalità con maggiore presenza del fenomeno di “mercificazione” a scopo di sfruttamento sessuale. Anche se non mancano coloro che hanno subito lo sfruttamento di tipo lavorativo (163 fra il 2007 e il 2008). Fra il 2004 e il 2009, 5.075 le persone indagate per riduzione o mantenimento in schiavitù e per reato di tratta di persone.

La situazione di partenza. I minori stranieri non accompagnati si lasciano alle spalle situazioni così difficili da essere disposti a tutto pur di pagare i trafficanti che li hanno portati nel nostro paese e pur di non tornare indietro. “Parliamo di ragazzi fra i 12 e i 17 anni, soprattutto afgani, egiziani e bengalesi ma anche rumeni - spiega Neri -. Sono ragazzi messi talmente alle strette dalle loro condizioni da accettare di prostituirsi, di lavorare in nero nel settore orto-frutticolo e della ristorazione, di spacciare, chiedere l’elemosina, compiere attività illegali”.

Una volta in Italia. Molti giovani spesso scappano dalle comunità e tornano a vivere in strada in una condizione di semiclandestinità. E chi arriva da solo in Italia non entra neanche in contatto con le comunità di accoglienza e con i servizi sociali e quindi non viene registrato dal Comitato minori stranieri, rimanendo così esposto a molti rischi. Per questo Save the Children  ricorda che per aiutare e proteggere chi è vittima di tratta bisogna identificarlo tempestivamente. “È fondamentale che gli operatori, le forze dell’ordine, i magistrati e tutti coloro che a vario titolo e in vari momenti entrano in contatto con le potenziali vittime (in frontiera, nei porti, sulle strade delle nostre città, nei mercati, nelle campagne), abbiano le competenze e un’adeguata formazione per identificarle e conseguentemente inserirle in progetti di protezione” conclude Valerio Neri . Per loro l’organizzazione, insieme ai partner del progetto Agire, quali il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha redatto un manuale per l’identificazione delle vittime di tratta e sfruttamento, utilizzato in seminari formativi in varie città italiane.

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