Girare per le strade con un “no alla violenza contro le donne” stampato ben in vista sul petto. Un modo originale per far sentire il peso delle proprie idee non solo a parole, ma anche con un gesto al tempo stesso simbolico e concreto. C’è tempo fino al 21 settembre per partecipare al concorso Unite T-shit design, lanciato dalle Nazioni Unite nell’ambito della campagna Unite to end violence against women, per la lotta contro la violenza di genere.
Come partecipare. Il concorso è aperto a tutti i ragazzi tra i 18 e i 25 anni, che potranno dipingere, disegnare, colorare o creare al computer il proprio messaggio per dire “no” alla violenza contro le donne. Un messaggio che sarà poi stampato su una maglietta che diventerà il simbolo della campagna. Tutte le opere inviate entro il 21 settembre e giudicate idonee saranno pubblicate sul sito internet dedicato all’iniziativa (http://unitetshirtcompetition.org/en/entries/all_regions), per essere sottoposte al voto del pubblico, che andrà avanti fino al 21 ottobre. I primi cinque classificati selezionati da una giuria regionale e globale, insieme con il vincitore del voto del pubblico, si recheranno poi a New York per ricevere i loro premi e partecipare alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si terrà il prossimo 22 novembre nella sede delle Nazioni Unite.
L’importanza di dire no alla violenza. Lanciata dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel 2008, la campagna Unite to end violence against women ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e aumentare la volontà politica e le risorse per prevenire e porre fine a tutte le forme di violenza contro donne e ragazze in ogni parte del pianeta. Ancora oggi in tutti i Paesi del mondo sono milioni le donne che soffrono per una qualche forma di violenza di genere: maltrattamenti domestici, sevizie sessuali, mutilazioni genitali femminili, traffico umano e altre manifestazioni di abuso. Come ricordano le Nazioni Unite, per le donne tra i 16 e i 44 anni, la violenza di genere rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità. Si tratta di “un flagello globale che affligge un terzo della popolazione femminile nel mondo”, ha ricordato Ban Ki-moon in occasione del lancio della campagna. “Le armi impiegate in un conflitto armato oggi comprendono lo stupro, le sevizie sessuali e il rapimento di bambine”, ha sottolineato ancora il segretario, ricordando le sue visite a zone di guerra e le sue conversazioni con i sopravvissuti alla violenza. Oltre a ciò gli abusi perpetrati contro le donne ostacolano la crescita economica e sociale di un Paese e rappresentano un evidente ostacolo alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
L’impegno non finisce qui. La campagna andrà avanti fino al 2015, chiedendo il sostegno di governi, società civile, settore privato, organizzazioni di donne, uomini e giovani e ai media di mobilitarsi e dare il proprio contributo per sradicare questa piaga. Perché, come ha dichiarato Ban ki-moon, “vi è una verità universale, applicabile a tutti i Paesi, le culture e le comunità: la violenza contro le donne non è mai accettabile, mai giustificabile, mai tollerabile”.
di Jennifer Zocchi


