Romania, petizione per riaprire le adozioni internazionali

Esiste una legge che vieta ai piccoli orfani rumeni di trovare una famiglia all’estero, nel caso in cui in patria nessuno sia disposto ad accoglierli. È per questo che 11 associazioni hanno deciso di promuovere una petizione per chiedere la riapertura delle adozioni internazionali. Servono 100.000 firme per chiedere al Parlamento di modificare la legge 273/2004.

La mobilitazione è partita il 2 giugno a Brasov, una città che si trova a 200 km da Bucarest, con l’allestimento di alcuni banchetti per la raccolta di firme e si è poi estesa al web, per offrire la possibilità di sottoscrivere la rogazione anche ai cittadini rumeni che vivono all’estero. In Italia è stata l’Aibi, l’associazione Amici dei bambini, a farsi carico dell’iniziativa e a mettere sul proprio sito i moduli per l’adesione, in lingua rumena e italiana.

La storia. La decisione di limitare le adozioni ai confini nazionali è stata presa sotto la presidenza di Adrian Nastase. La norma fu giustificata dal forte sospetto che il sistema delle adozioni internazionali non facesse che alimentare il traffico di minori, tanto che l’organizzazione Save the Children, parlò di migliaia di bambini vittime di questo vergognoso commercio e fornì addirittura un tariffario che prevedeva il pagamento di 15.000 euro per un neonato e di 7.000 euro per una bambina. Il problema è però più complesso: la Romania è un paese con un numero elevatissimo di orfani, a causa della politica demografica portata avanti dal regime comunista, che richiedeva alle donne di mettere al mondo molti figli da donare alla patria.

Questo portò alla nascita di molti bimbi che, nell’impossibilità di mantenere, i genitori abbandonarono negli orfanotrofi. Di lì i ragazzi uscivano al compimento del diciottesimo anno d’età per ritrovarsi nuovamente soli nelle strade, costretti a prostituirsi e rubare per sopravvivere.

La situazione odierna. Ancora oggi le cifre dell’abbandono dei minori sono altissime: le stime ufficiali parlano di 80.000 bambini. Un numero in aumento, secondo i dati dell’Andpc, Autorità Nazionale per la Protezione della Famiglia e dei Diritti dell’Infanzia. Nei primi 3 mesi del 2010 ben 342 neonati sono stati abbandonati nei reparti di maternità degli ospedali rumeni; 88 in più rispetto all’anno scorso. Secondo il primo bilancio 118 sarebbero stati abbandonati nei reparti di maternità; 181, nei reparti di pediatria; 43, in altri reparti degli ospedali. Bambini che potrebbero trovare accoglienza fuori del loro paese di origine e che invece sono costretti a vivere negli orfanotrofi.

Ragazzi come Viorel e Micheal, due giovani orfani di Brasov che si sono rivolti all’Ai.Bi. a Bucarest, raccontando di essere stati prima maltrattati e poi cacciati via dal personale delle strutture in cui vivevano. “Due ragazzi che avevano la possibilità di essere adottati rispettivamente da una coppia italiana e irlandese nel periodo in cui il governo di Bucarest stava discutendo la moratoria sull’adozioni internazionale, ma che poi hanno visto svanire in un soffio il loro sogno quando la moratoria è stata ufficializzata con la legge 273/2004” spiegano sul sito dell’Associazione. Viorel e Micheal, insieme ad altri ragazzi di Brasov, hanno fondato un’associazione di giovani usciti dagli istituti e hanno appoggiato la raccolta firme per la riapertura delle adozioni internazionali promossa da un coordinamento di Ong rumene il cui capofila è l’associazione Catharsis. Hanno scelto di sostenere la petizione per consegnare agli orfani rumeni un futuro migliore.

La petizione e le associazioni coinvolte. I cittadini rumeni che vogliono firmare la petizione online possono farlo al link: http://www.petitieonline.ro/petitie/petitie_privind_dreptul_la_adoptie_internationala-p26446051.html
Maggiori informazioni sono disponibili in italiano sul sito dell’Aibi, all’indirizzo: http://www.aibi.it/ita/riapriamo-le-adozioni-in-romania/

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