Etiopia, Pakistan e Afghanistan: il futuro può essere nell'olio

L'ulivo è da sempre simbolo di pace. Anche il suo prodotto prelibato, l'olio, può esserlo. A dimostrarlo i progetti di olivocoltura avviati da una collaborazione olandese-italiana in alcune terre, fertili quanto drammaticamente povere, di Africa e Asia. 

Il progetto pilota elaborato da una Ong olandese ha piantato in quelle zone, prima fra tutte l'Etiopia, varietà italiane di ulivo. Le piante hanno portato frutto, in tutti i sensi, nonostante le avversità del territorio e l'infausta eruzione del vulcano locale. Tuttavia, ben 7200 ulivi sono oggi impiantati, apripista ai 15 mila alberi in arrivo per il prossimo anno. Così nel paese del Corno d'Africa, l'olivocoltura sembra essere una promettente opportunità per lo sviluppo e la promozione dell'economia locale, dell'impiego professionale e delle pari opportunità. Gli ulivi piantati contribuiscono, infatti, a contrastare l'erosione del territorio, a generare reddito per i coltivatori e dare occupazione alle donne, vera spina dorsale dell'economia locale, impegnate soprattutto nella raccolta.

Nel progetto etiope sono stati impiegati per ora circa 5 mila agricoltori e un "frantoio mobile" che va incontro alle esigenze di una popolazione impossibilitata ad investire in macchinari costosi. 

Diventare, nel futuro, un paese produttore significherebbe, per l'Etiopia, raggiungere le produzioni minime per l'autoconsumo e aprire un nuovo segmento di mercato trasformando l'olivocoltura in attrazione turistica.

Dall'Africa all'Asia il risultato sembra ugualmente positivo. 

In Pakistan il Ministero dell'Agricoltura italiano e il Ministero Affari Estero (attraverso il Pakistan Oilseed Development Board) si sono fatti carico di convertire olivi selvatici in varietà produttive, concentrando l'azione in particolare in aree remote del paese e stimolando la crescita di opportunità di lavoro e miglioramento dell'alimentazione della popolazione locale.

Stessa fortuna per il progetto nel vicino Afghanistan, paese già dedito alla produzione di un olio pregiato prima che la guerra (dal 1979 ad oggi) portasse distruzione e abbandono. Attualmente l'olivicoltura sta riprendendo a dare frutti attraverso una superficie coltivata di oltre 1.740 ettari, circa il 12% dell'area potenzialmente produttiva.

Immagine 720x540: