Ancora fame

La fame nel mondo. Sembra la traccia di un tema di attualità degli anni’80. E invece è un dato di fatto. 1 miliardo di persone malnutrite. Mai così tante.

Fino al 1995 sembrava si fosse trovato il sistema per risolvere il problema. E invece è proprio dalla metà degli anni ’90 che la statistica ci indica il cambiamento di grafici e dati.

Secondo l’ultimo Rapporto dell'agenzia delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione e del Programma alimentare mondiale (Pam) oggi un sesto dell’umanità si sfama con l’equivalente di due ciotole di cereali al giorno. Il primato del numero di persone malnutrite e deficitarie di cibo spetta all’Asia.

Recentemente il presidente della Fao, Diouf, ha cercato di far accendere i riflettori mediatici sul problema. Solenni impegni da parte dei capi di Stato certo, ma di fatto ancora nulla di concreto, nulla che si sia tradotto in cambiamenti, incentivi, donazioni.

La colpa è sempre della disattenzione del Primo mondo, che inizia esso stesso ad essere minato da gravi situazioni di malnutrizione. La crisi economica mondiale, i disastri climatici, hanno provocato un innalzamento dei prezzi dei prodotti agricoli e conseguentemente un aumento del costo dei generi alimentari di prima necessità, la caduta verticale delle entrate delle esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse in denaro.

Questo vuol dire che non solo il consumo alimentare si è ridotto, ma alcuni Paesi hanno dovuto diminuire le importazioni di derrate alimentari, di medicine e attrezzature mediche. E i più colpiti da questa situazione sono i bambini.

Ci vorrebbe un’azione più decisa per combattere fame e povertà e maggiori investimenti nel settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo secondo Jacques Diouf. Ma questo non riguarda solo le politiche dei grandi stati. Anche i nostri piccoli gesti, le nostre scelte possono fare la differenza.

Le responsabilità sono di tutti. Anche nostre.

Cristina Mustari

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