Mille giorni per i Millenium goals

Mille. Né uno di più, né uno di meno. Sulla carta è una semplice cifra, un uno seguito da tre zeri, che può indicare un valore elevato o, viceversa, ridotto. Nella realtà è molto di più: è il numero della speranza. Si è appena conclusa la settimana organizzata dalle Nazioni unite per ricordare a tutto il mondo che mancano 1.000 giorni al 2015, la data entro cui i 191 Stati membri dell’Onu si sono impegnati a raggiungere i Millenium developement goals, gli Obiettivi di sviluppo del millennio.

Il conto alla rovescia per “l’ora X” è iniziato il 5 aprile. Esattamente 4.594 giorni prima, nel settembre del 2.000, tutti gli Stati membri delle Nazioni unite (www.un.org) raggiunsero un accordo su quello che può essere considerato il più importante e ambizioso piano d’azione dell’intera storia dell’umanità, i Millennium goals

Ogni Paese membro dell’organizzazione si impegnò a sradicare la povertà estrema e la fame; rendere universale l’istruzione primaria; promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’Hiv/Aids, la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; istituire un partenariato mondiale per lo sviluppo.

A quasi 13 anni di distanza da quel memorabile giorno, il cammino compiuto sulla strada dell’affermazione dei diritti umani e del benessere e della saluta psicofisica di ogni individuo può essere considerato enorme: il numero delle persone costretto a vivere in condizioni di povertà estrema si è dimezzato rispetto agli anni Novanta; le cifre della mortalità infantile e materna hanno subito un drastico calo; i programmi di istruzione sono stati estesi a fasce di popolazione via via crescenti; la discriminazione sessuale è stata contrastata con successo in molti Paesi e l’idea che lo sviluppo economico debba procedere di pari passo con la tutela dell’ambiente e il rispetto della singola persona è andata affermandosi in ogni area del pianeta.

Accanto ai progressi, però, come ha ricordato una lettera inviata al Financial Times nei giorni scorsi e firmata da alcuni dei più importanti leader religiosi di tutto il mondo, molti sono stati gli errori e tanti restano i passi che devono essere compiuti. Basta ricordare che ancora oggi una persona su otto va a letto affamata ogni sera e che ogni anno due milioni di persone muoiono per la mancanza di cibo.

La crisi finanziaria che stiamo vivendo può essere una ragione ma non una scusa per ulteriori ritardi”, si legge nel messaggio scritto dalle alte cariche delle principali confessioni. “Le difficoltà che abbiamo davanti non devono impedirci di tenere fede agli impegni che abbiamo preso nei confronti di tutte quelle persone che lottano quotidianamente contro il disagio, la fame e la povertà”. 

Raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio, ricorda la missiva, è ancora possibile. Semplicemente riducendo sprechi e corruzione potrebbero essere risparmiati centinaia di miliardi, da investire in programmi ad hoc per i Millennium goals

La sfida è grande, certo. Ma la vittoria rappresenterebbe il più importante successo della storia dell’uomo. Raccoglierla e impegnarsi, dunque, non è solo questione di numeri quanto di buonsenso e speranza per il futuro.

di Jennifer Zocchi

 
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