Speranza? La gioventù palestinese in Libano.


Questo documentario è dedicato a milioni di palestinesi rifugiati nel mondo. E' stato realizzato tramite il lavoro di volontariato di un gruppo di studenti solidali del Norwegian Trade Union College, che fanno parte del movimento Young Solidarity for Palestine.

L'obiettivo principale del documentario è di trasmettere il desiderio dei giovani palestinesi di trovare la pace e di avere il diritto di tornare nella propria terra d'origine.

Autore: 
Autore: Young Solidarity for Palestine
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Sottotitoli:
Perché siamo qui? Perché siamo dei rifugiati.
Perché siamo dei rifugiati?
Perché siamo stati cacciati da Israele nel 1948.
Da qui, l'origine del problema.
Young Solidarity per la Palestina e LO International
presentano
in collaborazione con Norwegian People's Aid
e Palestinian Youth in Libano.
La verità è che siamo palestinesi
e che la Palestina è la nostra casa.
Nel 1948 lo Stato di Israele ha invaso la terra palestinese, nonostante le proteste dei palestinesi e del mondo arabo. A causa di questo evento, chiamato "Al Naqbah", molti palestinesi sono fuggiti o sono stati espulsi dalla loro terra d'origine.
Nel 1967 Israele ha occupato la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, facendo emigrare i palestinesi.
Molti di questi si sono rifugiati in Libano.
Il mio nome è Issa Mousa, ho 19 anni
vengo dalla Palestina,
da una città chiamata Farah.
Ora vivo nel campo rifugiati Mar Elias in Libano.
Ho vissuto qui negli ultimi 15 anni.
Sia mio padre che mia madre provengono dal campo dei rifugiati di Rashidieh.
Il campo di Rashidieh si trova vicino a Sour (Tyre). Tutta la mia famiglia ha vissuto a Sour.
Ma poi abbiamo dovuto spostarci ad Hamra, a causa della guerra in Libano.
Lì vivevamo in un edificio. Poi ci siamo spostati al campo per i rifugiati di Mar Elias.
Vivo qui da quando sono arrivato, all'età di tre anni. Vivo qui con la mia famiglia.
Credo che quando una persona cresce in un campo di rifugiati, accade qualcosa di bello e importante.
Per tutta la sua vita, penserà alla Palestina e al giorno in cui ci ritornerà.
Le persone di altri campi pensano solo a trasferirsi all'estero, conoscono poco della Palestina.
Nel mio campo, sin da piccoli ci insegnano che la cosa più importante della nostra vita è la Palestina.
Ci sono differenze da campo a campo. Nel campo dei rifugiati il nostro standard di vita non è conosciuto dagli altri.
La comunità internazionale non sa nulla di quanto soffriamo.
La gente dovrebbe visitare i campi per capire la nostra situazione.
Quando qualcuno cresce in un campo di rifugiati, capisce in che condizioni vive la nostra gente.
Io insegno loro a fare questi fiori e loro li mettono nelle bottiglie
per regalarli alle loro mamme.
Fondato nel 1976, dopo il massacro di Tell al Za'atar, il centro Beit Atfal Assumoud è un centro non religioso e non politico che offre aiuto ai palestinesi in difficoltà.
La legge del Libano vieta ai rifugiati di possedere delle proprietà. Questo comporta che i campi sono sovraffollati e che si può costruire solo verso l'alto.
Questo campo è come una prigione per me e la mia famiglia,
per i giovani e per i palestinesi.
In questo campo non c'è vita. Non possiamo lavorare.
Non possiamo vivere come gli altri al di fuori.
Mi dispiace dire che i bambini, sin dalla nascita, sanno di essere diversi.
Sono trattati diversamente, sono discriminati.
Sono rifiutati, emarginati. Vengono rigettati dalla comunità circostante.
Sono ignorati dallo Stato in cui vivono.
L'unico problema che ho da giovane palestinese...
Ci sono così tanti problemi che non posso sceglierne solo uno.
Credo che il problema più grande della mia vita è che quando parlo con qualcuno,
sento che mi sta guardando come un palestinese, sono diverso da lui, libanese,
Lui mi chiede: "Da dove vieni?" e io rispondo "Dalla Palestina"
E lui risponde "Ah, davvero?"
Dopodiché inizia a trattarmi come un palestinese, non come una persona normale.
Non mi tratta da pari, ma come se fossi diverso da lui.
Ci sarà sempre un muro tra di noi.
Perché sono palestinese.
Mi considera una brutta persona, che crea problemi.
Innanzitutto, siamo privati dei nostri diritti umani dallo stesso governo libanese.
Siamo privati del diritto di tornare a casa.
L'Europa e l'America ci privano del diritto di lottare per la Palestina.
Tutti pensano alla beneficenza, a come farci delle donazioni.
Ma non basta! Perché questo non ci restituisce la dignità.
Non ci fa sentire bene o sicuri per il domani, nessuno sa cosa ci aspetta.
La gente qui in Libano ci tratta come numeri, non come esseri umani.
Perché... QUANTI rifugiati, QUANTE razioni, QUANTI dollari, QUANTI... no, non è questo che vogliamo.
Ringraziamo per il supporto, ma i soldi non sono abbastanza per permettermi
di ottenere la mia nazionalità. Io voglio tornare alla mia terra d'origine.
Voglio ottenere la mia identità palestinese.
Non siamo animali, siamo esseri umani.
Tu sei come me, e io sono come te.
Non è questa la differenza, la differenza è che tu vivi a casa tua, nel tuo paese.
La differenza è che io non ho ancora visto il mio paese.
Cosa posso dire del futuro? Nel campo non siamo al sicuro.
Vogliamo stare al sicuro. Dove troviamo questa sicurezza,
se i libanesi non trovano la sicurezza per loro stessi?
Come possiamo trovare noi questa sicurezza?
In qualsiasi momento si sentono armi, bombe. C'è una guerra, un'occupazione.
Noi non vogliamo guerre o occupazioni.
Non vogliamo niente, non vogliamo affrontare nessuno. Vogliamo solo essere al sicuro.
Davvero. E qui nel campo non c'è sicurezza per noi.
"Dabke" è il nome di una danza popolare palestinese. Si balla in tutto il mondo arabo. Letteralmente "Dabke" significa "Timbrare con i piedi".
Facciamo molte cose nel campo, come ballare la Dabke. Lo facciamo per non perdere il nostro patrimonio culturale.
Il nostro gruppo si chiama Jafra. E' stato fondato nel 2000, ne faccio parte da 4 anni.
Ho voluto provare ed è stata un'esperienza per me. Ora il gruppo significa tutto per me e la cosa più importante della mia giornata è ballare la Dabka con loro ed aver cura delle nostre tradizioni.
La danza Dabke per me
è una cosa molto importante.
Ballare scaccia i pensieri.
Brutti pensieri come i problemi nel campo, o in famiglia, tra gli amici, a scuola.
Quando ballo, dimentico tutto.
Quindi è una parte molto importante della mia vita.
Ho imparato la Dabka col Jafra, ma non posso vivere di questo. Non esiste lavoro per noi là fuori.
Essendo palestinese, non posso lavorare nelle istituzioni del governo, quindi ora sto studiando all'università.
Le leggi libanesi proibiscono ai palestinesi di fare determinate professioni. C'è una forte discriminazione verso i lavoratori libanesi. Questo porta i palestinesi a lavorare a nero, senza diritti e con una paga minima.
Io sono palestinese e per questo non ho il diritto di lavorare come un libanese.
Ma in altri paesi i palestinesi possono lavorare come gli altri.
Ma qui in Libano non è possibile, non ci è permesso.
Dobbiamo affrontare questa cosa. Non con le bombe, o pietre, o uccidendo, o gridando.
Ma tramite l'istruzione.
Quando si tratta del mio futuro, ad essere onesti
non so nemmeno cosa pensare.
Aspetto che le cose migliorino qui, e nel frattempo studio grafica, qui nell'università, in Libano.
Non sono sicuro di ciò che accadrà in futuro.
Come me, tutti gli altri giovani palestinesi
stanno studiando perché alla fine,
l'istruzione è la nostra arma.
Non ci aspettiamo di essere assunti o meno,
ma prima o poi le cose andranno meglio e potremo lavorare.
Il futuro è...
E' impossibile immaginare...
Non riesco a pensare a niente di buono che riguarda il futuro,
perché in ogni momento, tutto può cambiare.
Così com'è successo in Egitto.
L'undici febbraio, Mubarak è stato costretto a rinunciare alla carica di presidente in Egitto. Fuori dall'ambasciata egiziana in Libano, i libanesi, i palestinesi e gli egiziani si sono riuniti per festeggiare.
Questo è il giorno che abbiamo aspettato a lungo. E' giunta l'ora di dimostrare che gli egiziani
hanno la propria dignità. E la dignità e la sicurezza non vengono da Israele, come sostiene Hosni Mubarak.
Ora, gli egiziani si sono fatti valere nel mondo arabo.
E ci auguriamo che questa rivoluzione si allarghi anche ad altre nazioni,
specialmente la Palestina, perché come noi aspettano da tempo la libertà.
Cosa credi che significherà questo per la Palestina?
Sono sicuro che la Striscia di Gaza approva questa rivoluzione.
Anche per loro è arrivato il momento di respirare aria fresca,
dopo che il regime di Hosni Mubarak ha provocato una grande pressione anche su di loro.
Secondo le statistiche, nel 2010 c'erano 4'864'372 palestinesi rifugiati nel mondo.
Oggi ci sono oltre 425'000 rifugiati registrati in Libano. La maggior parte vive in campi di rifugio, dove sono privati dei loro diritti umani. Sono lì, in attesa.
La cosa più importante per me è portare a termine i miei studi.
Fare qualcosa di utile per me, per la mia famiglia, per la Palestina e per il campo.
Forse potrei aiutare in qualche modo a migliorare la situazione nei campi. Se Dio lo vuole.
Un film diretto da Young Solidarity for Palestine
Le nuove generazioni dovrebbero saperne di più a proposito della Palestina.
Perché questa generazione sarà quella che libererà la Palestina. Se Dio lo vuole.
Facciamo un pò di artiginato con i bambini e......