Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni

È stata presentata nel mese di febbraio a Roma, presso la Federazione Nazionale della Stampa, la ricerca “Beni confiscati alla mafie: il potere dei segni. Viaggio nel paese reale tra riutilizzo sociale, impegno e responsabilità”.

Lo studio - curato dall’Agenzia per le Onlus (www.agenziaperleonlus.it) in collaborazione con la fondazione Liberainformazione (www.liberainformazione.org), passa in rassegna molti casi concreti di “buone prassi” osservate nella gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

L’attenzione è rivolta soprattutto all’impegno profuso dai soggetti del Terzo settore nell’applicare concretamente la L. 109/1996 “Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati”. Un impegno che rappresenta una risposta alla domanda di legalità espressa dalla cittadinanza dei territori colpiti dalle organizzazioni criminali.

Ecco alcuni numeri interessanti prodotti dalla ricerca:

- Su 116 casi esaminati, si distinguono per numero di esperienze realizzate la Sicilia e la Campania: 31 iniziative per la prima e 27 per la seconda.

- Il Terzo settore rappresenta il 73% degli enti affidatari. In particolare, il 40% dei casi di beni confiscati sono assegnati  alle associazioni, il 27% alle cooperative, il 18% ad enti-istituzioni.

- In riferimento alla tipologia dei beni, il 30% dei beni sono ville o palazzine e il 17% sono terreni. L'unico esempio di riutilizzo produttivo di un'azienda è quello della Calcestruzzi Ericina, sottratta alla criminalità organizzata.

- Il 36,2% delle esperienze analizzate non riferisce di alcun sostegno istituzionale, mentre nel 23,3% dei casi c'è stato un sostegno gestito dagli enti pubblici o grazie all’intervento diretto di Stato. Nel 14,7% delle esperienze, invece, si e' creata una positiva collaborazione con gli enti pubblici.

La ricerca tocca un aspetto molto interessante, quello relativo alle difficoltà incontrate nella gestione dei beni. Infatti la maggioranza di questi sono stati consegnati in grave stato di abbandono e degrado; elevati inoltre i casi di realtà affidatarie che hanno avuto forti difficoltà economiche. Altre problematiche incontrate sono state l’ostruzionismo e l'occupazione da parte degli ex-proprietari, danneggiamenti ritorsivi e difficoltà di natura burocratica.

Tuttavia, come sottolinea Roberto Morrione, presidente di Liberainformazione, la scorsa Finanziaria contiene un emendamento che consente la messa in vendita dei beni confiscati alle mafie ma "il 36% dei beni confiscati e' gravato da ipoteche e lo start up di queste nuove iniziative di assegnazione sociale sarà molto difficile se le banche non rimuoveranno alcuni ostacoli e non apriranno al credito”.

Continua Morrione:  "L'emendamento della finanziaria ha messo in vendita e all'asta pubblica, ma anche in vendita privata, i beni confiscati con un rischio ancora esistente che le mafie si rimpadroniscano di ciò a cui sono state costrette a rinunciare[..]. Sarà fondamentale che quest'agenzia e i suoi organismi direttivi non funzionino come un'agenzia di collocazione immobiliare, ma aprano una pagina completamente nuova" (fonte www.liberainformazione.org/fondazione).

Alessandra Francesconi

Per scaricare la ricerca:
Beni confiscati alla mafie: il potere dei segni (pdf - 1.66Mb)

Immagine 720x540: