Ragazzi di strada: la piaga sociale dei Paesi in via di Sviluppo

100-150 milioni o forse di più il numero dei bambini per i quali la strada costituisce un punto di riferimento ed un ruolo centrale nelle loro vite; si tratta di una stima che varia di Paese in Paese, ma che testimonia un fenomeno costantemente in crescita.

La piaga sociale dei "ragazzi di strada" è profonda nei Paesi in via di Sviluppo, dove la povertà, le politiche sociali inadeguate, le guerre civili, la
pandemia dell'Aids - che colpisce soprattutto i Paesi dell'Africa- rappresentano il drammatico denominatore comune.

I "ragazzi di strada" hanno i volti dell'infanzia: sono i piccoli che a partire dal primo anno di nascita, mangiano, dormono e crescono all'aria aperta, senza un tetto sopra la testa; hanno volti più adulti, quelli dei ragazzi fino ai 18 anni, che si arrangiano nei vicoli dei centri urbani, addestrandosi per la sopravvivenza, in cerca di elemosina.

L'abbandono delle famiglie da parte di questi ragazzi è motivato dalla speranza di trovare una condizione di vita migliore. Alcuni scappano dalle violenze e dai maltrattamenti domestici, altri sono orfani, profughi, rifugiati oppure disabili abbandonati. Sono privati dunque della protezione familiare, dell'affetto, del diritto all'educazione.

Il loro rifugio diventa l'asfalto. Rovistano nei cassonetti, s'improvvisano lustrascarpe, commerciano cianfrusaglie, chiedono carità. E se questo non basta a sfamarli le "nuove opportunità" che si presentano assumono le forme della delinquenza e dello sfruttamento.

Il mercato della prostituzione e la schiavizzazione del lavoro rischia di essere il loro destino, molto spesso sotto gli occhi di quelle autorità istituzionali che dovrebbero avere il compito di proteggerli.

Con l'approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia (1989 - http://beta.unicef.it/doc/599/il-testo-della-convenzione-sui-diritti-del...) gli Stati si sono impegnati a rispettare i diritti dei bambini, "senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo (...)", così recita l'articolo 2.

Il bambino dunque non è più minus habens, protetto per la sua immaturità, ma uomo in fieri, portatore di diritti umani fondamentali.

Se la Carta rappresenta una tappa importante e non solo formale per combattere questo dramma, il lavoro delle organizzazioni umanitarie è ciò che concretamente agisce sul campo per cambiare questa realtà.  Sostenerle non è soltanto un gesto di solidale. E' una tegola per costruire il tetto di una casa famiglia; è un libro per l'educazione di un bambino; è un pasto caldo per la mensa dell'asilo...

Alessandra Francesconi

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