Si apre oggi e durerà due giorni il vertice di New York, convocato per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, primo fra tutti la fine di fame e povertà nel mondo. E sarà una discussione importante, perché se è vero che il numero di persone che soffrono la fame è diminuito per la prima volta dopo 15 anni, rimane comunque troppo alto.
Si tratta di 98 milioni di individui in meno rispetto allo scorso anno. Ma restano ancora 925 milioni di esseri umani che soffrono di denutrizione, a fronte del miliardo e 23 milioni del 2009. La stima viene dal rapporto annuale Lo Stato dell'Insicurezza Alimentare nel Mondo, realizzato congiuntamente da Fao e Pam, Programma alimentare mondiale, e presentato lo scorso 14 settembre a Roma, assieme a Ifad, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo.
“Il persistere di un livello ancora alto di fame cronica a livello mondiale rende estremamente difficile raggiungere non solo il primo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma anche tutti gli altri” ha spiegato Jacques Diouf, direttore generale della Fao.
La flessione è stata infatti solo del 9,6% rispetto allo scorso anno e l’obiettivo del 2000 era quello di dimezzare la proporzione delle persone che soffrono la fame, portandola dal 20% al 10% del totale entro il 2015. Mentre a soli 5 anni da quella data la proporzione si attesta al 16%. “Con un bambino che muore ogni 6 secondi per problemi connessi con la sottoalimentazione, la fame rimane lo scandalo e la tragedia di più vaste proporzioni al mondo - ha aggiunto Diouf -. Questo è assolutamente inaccettabile”.
Le aree dove il successo è stato maggiore. La riduzione si è concentrata principalmente in Asia, dove si stima quest’anno vi saranno 80 milioni di affamati cronici in meno. Nell’Africa sub-sahariana invece il calo è stato molto più contenuto (circa 12 milioni) e una persona su tre continua ad essere sottonutrita. La diminuzione del numero globale delle persone che soffrono la fame nel 2010 è da attribuirsi principalmente alla ripresa economica prevista per quest’anno nei paesi in via di sviluppo e all’abbassamento dei prezzi alimentari registrato a partire dalla metà del 2008.
I più poveri sono i contadini. La riduzione del costo del cibo sembra però aver penalizzato le popolazioni rurali. Tanto che la vice presidentessa dell’Ifad, Yukiko Omura, ha dichiarato: “Gli affamati del mondo non sono numeri. Sono persone: donne ed uomini poveri che lottano per far crescere i propri figli e offrire loro una vita migliore. Sono giovani che cercano di costruirsi un futuro migliore. C’è dell’ironia nel fatto che la maggioranza di essi sia concentrata nelle are rurali dei paesi in via di sviluppo. In realtà, il 70% dei poveri del mondo, le persone che sopravvivono con meno di un dollaro al giorno, vivono in aree rurali. Parliamo di un miliardo di persone, e 4 su 5 sono in varia misura contadini”.
Attenzione alle illusioni: il caso dei paesi in via di sviluppo. La riduzione della percentuale di persone denutrite dal 20% nel 1990-92 al 16% nel 2010 potrebbe rivelarsi illusoria. Il rapporto della Fao indica infatti che “con la popolazione mondiale ancora in aumento, una diminuzione nella proporzione di affamati potrebbe mascherare un aumento nel numero complessivo”. I paesi in via di sviluppo come gruppo, infatti, hanno visto un aumento nel numero totale di persone affamate: da 827 milioni nel 1990-92 a 906 milioni nel 2010.
I dati incoraggianti. Per il periodo 2005-07, il Congo, il Ghana, il Mali e la Nigeria in Africa sub-sahariana hanno già raggiunto l’Obiettivo numero 1, mentre l’Etiopia e altri paesi si avvicinano al risultato. In Asia, l’Armenia, il Myanmar e il Vietnam hanno raggiunto il target, mentre altri, tra cui la Cina, ci sono quasi. In America Latina e nei Caraibi, la Giamaica, la Guyana e il Nicaragua sono riusciti a dimezzare la percentuale di affamati, mentre il Brasile ed altri sono prossimo a farlo.
Non abbassare la guardia. Il fatto che ancora quasi un miliardo di persone nel mondo soffra la fame, anche dopo il superamento delle recenti crisi alimentare e finanziaria, indica che si tratta di problema strutturale. “Per affrontare le cause della fame alla base, i governi dovrebbero promuovere maggiori investimenti nel settore agricolo, espandere le reti di sicurezza ed i programmi di assistenza sociale e stimolare attività che producano reddito per i poveri, tanto nelle aree rurali che nelle città” sono queste le indicazioni che il rapporto dà per conseguire i risultati di cui si discuterà oggi e domani.
![Sede ONU New York foto di Oriol04 [Creative Commons]](https://test.aidworld.net/sites/default/files/Onu_New_York.jpg)

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