Africa, le inaccettabili conseguenze della maternità. L’impegno di Aidworld per cambiare le cose

Vivere la maternità serenamente grazie ad un’attenta assistenza medica è un diritto troppo spesso disatteso. Lo sanno bene le associazioni che operano nei paesi dell’Africa, dove la mortalità materna aumenta per mancanza di ostetriche che assistano le donne e le indirizzino verso percorsi di pianificazione familiare. Secondo i dati riportati da Amref Italia (African Medical and Research Foundation), organizzazione sanitaria privata che opera senza fini di lucro nella parte orientale del Paese, ogni giorno nel mondo muoiono mille donne per cause prevenibili legate alla gravidanza e al parto: il 99% di loro si trova nei paesi più poveri e più della metà nell’Africa Subsahariana, dove una madre su 31 è a rischio. Si tratta di una cifra inaccettabile, soprattutto se paragonata a quanto accade nelle nazioni ricche in cui il tasso di mortalità è pari a una ogni 4.300.

La situazione. Sorprende sapere che il rischio aumenta fra le giovani donne, che in molte comunità si sposano senza aver ricevuto informazioni adeguate e strumenti contraccettivi idonei. “Le ragazze sono più frequentemente soggette a complicazioni durante la gravidanza e il parto, che è un’esperienza traumatica per una persona il cui corpo si sta ancora sviluppando” spiega Tommy Simmons, direttore generale di Amref Italia. Malattie come l’Aids e la malaria, inoltre, continuano a rappresentare una minaccia per le madri di tutte le età e per i loro bambini in tutto il continente africano.

L’importanza del personale medico. Servono 334.000 ostetriche per garantire l’accesso universale a personale ostetrico qualificato entro il 2015 e raggiungere così il quinto Obiettivo del Millennio: ridurre del 75% la mortalità materna. Secondo l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, ne occorrono almeno il doppio per garantire l’accesso a un pacchetto completo di servizi di salute sessuale e riproduttiva. La disponibilità di farmaci e strutture sanitarie consentirebbe infatti di evitare a molte donne di sperimentare conseguenze invalidanti gravissime che seguono il parto.

I passi da compiere. Secondo Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, per contrastare il fenomeno bisogna agire a più livelli: “è necessario che i sistemi sanitari nazionali dei paesi in via di sviluppo si dotino di più operatori sanitari, inclusi i volontari comunitari per la salute che svolgono un compito fondamentale soprattutto nelle aree più remote e rurali”. Secondo l’Associazione sono necessari altri 3 milioni e mezzo di operatori sanitari. E poi è fondamentale che gli stati donatori, compresa l’Italia, “non solo continuino ad assicurare i finanziamenti promessi a sostegno della salute materno-infantile ma incrementino il volume degli aiuti. Diversamente questa battaglia non potrà essere vinta entro il 2015”.

La nostra parte. Noi tutti, in qualità di cittadini, siamo dunque chiamati a vigilare sui governi affinché mantengano le promesse fatte. Aidworld ha deciso di fare la propria parte e nei prossimi mesi lancerà una nuova campagna per sostenere le giovani madri di strada di Accra, capitale del Ghana. Porterà avanti anche quest'anno l'impegno a togliere dalla miseria le ragazze e i bambini che, spinti dal bisogno, arrivano in città dai villaggi del Nord per ritrovarsi a vivere in condizioni di assoluta disperazione, rischiando violenze e abusi.
Rinnoverà e amplierà il sostegno all’organizzazione Street Girls Aid, che da anni accoglie e offre assistenza medica alle donne in gravidanza e alle neomamme, le avvia al lavoro, ospita e inserisce in programmi di scolarizzazione primaria e secondaria i loro bambini.

Jennifer Zocchi

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