Giornata del Rifugiato: la meta non è più l'Europa

Il 20 giugno è stata celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato.L'appuntamento di quest'anno aveva un significato particolare perchè segnava il 60° anniversario della nascita dell'UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e di un documento di fondamentale importanza per la tutela dello status di rifugiato: la Convenzione di Ginevra del 1951, primo accordo internazionale che impegna gli stati firmatari a concedere protezione a chi fugge dalle persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche.

E proprio alla Convenzione è stata dedicata quest'anno la ricorrenza. Per l'occasione, l'UNHCR ha presentato a Roma il dossier sulla condizione dei rifugiati in Europa "Global Trends 2010" e il video "La loro storia è la nostra storia. Da 60 anni al fianco dei rifugiati".

Secondo le stime presentate dall'Alto Commissario ONU Antonio Guterres, sono 43,7 milioni le persone in fuga da guerre e povertà oggi nel mondo, il numero più alto degli ultimi 15 anni. Di questi, solo un quinto arriva nel Vecchio Continente. La grande maggioranza, al contrario, viene accolta dai paesi in via di sviluppo come conseguenza dei "crescenti sentimenti di ostilità di molte nazioni ricche nei confronti dei rifugiati". 

Un dato particolarmente sorprendente riguarda l'immigrazione libica: solo il 2% di chi abbandona oggi il paese nordafricano cerca rifugio in Europa. Su quasi un milione di persone che finora hanno lasciato la Libia, infatti, la stragrande maggioranza si è diretta verso Tunisia ed Egitto.

Guterres ha sottolineato anche l'angosciante aumento di richieste presentate da bambini non accompagnati (circa 15.500 nel 2010), in prevalenza afghani e somali. Il dato è probabilmente sottostimanto poichè non prende in esame gli spostamenti forzati avvenuti nei primi sei mesi del 2011 in Libia, Costa d'Avorio e Siria.

"Siamo assolutamente contrari a qualsiasi forma di respingimento", ha affermato Guterres. "Il modo migliore per risolvere la situazione non è respingere barche ma garantire accesso a territori".

Negli ultimi giorni, i media italiani avevano già trattato di rifugiati e migranti con una particolare cautela. E' della scorsa settimana, infatti, la pubblicazione del dizionario dello European migration network (Emn), piccolo vademecum che riassume e spiega le 300 parole più usate o da preferire nella trattazione di temi legati alle migrazioni. Il dizionario non porta nulla di nuovo all'informazione italiana visto che già dal 2008 l'Ordine dei giornalisti si è impegnato, con la Carta di Roma, all'utilizzo di un glossario delle migrazioni informato e rispettante la dignità dei soggetti coinvolti, distinguendo in particolare tra migrante, rifugiato politico, richiedente asilo e vittima di tratta. Ma di certo, repetita juvant.


Giorgia Li Vigni

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