ONU: finalmente un documento ufficiale contro l'impiego dei bambini-soldato

C'è voluto tanto tempo, ma finalmente anche l'ONU ha elaborato un documento ufficialmente schierato contro l'impiego di bambini soldato nei conflitti.
Il Consiglio di Sicurezza ha infatti approvato all'unanimità lo scorso 12 luglio la risoluzione 1998, testo di importanza centrale in quanto colpisce e promette di reprimere non solo le forze militari (regolari e irregolari) che arruolano minori, ma anche tutti i responsabili di violenze dirette a bambini e strutture a loro dedicate, specialmente scuole e ospedali.

Il documento chiede agli Stati membri di adottare "azioni decisive e immediate contro chi, nel corso di conflitti armati, commette violazioni e abusi contro i bambini'', esortando a ''portare davanti alla giustizia i responsabili di tali violazioni, proibite dalle leggi internazionali''. Tra questi reati, la risoluzione delle Nazioni Unite specifica ''il reclutamento e l'utilizzo di bambini, l'omicidio e la mutilazione, lo stupro e altre violenze sessuali''.

La firma accompagna un'altra "buona notizia" dei giorni scorsi. Il 13 luglio Amnesty International ha infatti reso noto che 36mila bambini-soldato sono stati liberati nella Repubblica Democratica del Congo negli ultimi dieci anni (a fronte di almeno altri 6 mila ancora impiegati nelle milizie irregolari). I passi avanti sono stati possibili grazie al "Programma di disarmo, demobilizzazione e reintegrazione" coordinato appunto dall’Onu e dal governo congolese con l’aiuto di Unicef e di diverse Ong internazionali.

Il fenomeno dei bambini soldato ha una diffusione tuttavia ancora allarmante: nel mondo sono più di 250 mila i minori che prendono parte ai combattimenti, arruolati negli eserciti governativi o tra le fila delle guerriglie, 120 mila solo nel Continente africano. Ma anche altrove i numeri non sono confortanti: secondo i dati dell’Onu, i minori sono coinvolti direttamente nei conflitti in almeno 31 Paesi di Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente, dove sono inoltre accertate azioni belliche contro le scuole, bersaglio di attacchi violenti e minacce.

Giorgia Li Vigni

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