“Le condizioni di vita nei campi rom di Milano sono sotto il livello della decenza e a ogni sgombero peggiorano. Chiediamo di derubricare l’emergenza rom. Non esiste un problema sicurezza per gli italiani, ma un problema sanitario per la popolazione dei campi irregolari”. A lanciare l’allarme per le preoccupanti condizioni di salute della popolazione rom è stato nei giorni scorsi Pietro Massarotto, presidente dell’associazione Naga, che dal 1987 si occupa di promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri residenti in Italia.
L’occasione per richiamare l’attenzione delle autorità e dell’opinione pubblica è stata offerta da uno studio a cura dei volontari del Naga (www.naga.it), che ha analizzato i dati sociodemografici e sanitari raccolti a Milano nel corso degli interventi effettuati sul territorio dal gennaio 2009 al dicembre 2010.
Durante questi 24 mesi gli operatori dell’associazione hanno effettuato visite mediche su 1.142 persone, circa la metà dell’intera popolazione rom presente a Milano, quasi tutte provenienti dalla Romania e residenti in 14 aree dismesse e campi non autorizzati, con la sola eccezione di un’area comunale dedicata.
Le condizioni abitative, il minor tasso di scolarità e di occupazione rispetto alla popolazione italiana e le difficoltà di accesso ai servizi sanitari sono potenziali fattori di rischio per la salute delle persone rom che abitano nei campi irregolari di Milano. “Le risorse di cui disponiamo sull’unità mobile e gli sgomberi incessanti a cui sono sottoposte queste persone - spiegano gli autori della ricerca- non ci consentono di seguire nel tempo alcune malattie, ma abbiamo raccolto e analizzato dati su scolarità, lavoro, abitudine al fumo e ad altre informazioni socio-demografiche che hanno mostrato una fotografia inedita delle condizioni di vita della popolazione rom”.
Il quadro che emerge non è purtroppo rassicurante. Metà dei pazienti dai 12 anni in su consuma abitualmente sigarette; la natalità media è di 2,8 figli per donna, con un terzo delle maggiori di 14 anni che ha avuto almeno un’interruzione di gravidanza e un aborto ogni 3,8 soggetti intervistati; un quarto del campione non ha mai frequentato la scuola e mediamente i bambini tra i 6 ei 14 anni trascorrono solo 3,5 anni sui banchi.
Una situazione di fronte alla quale, sottolineano i volontari, “la politica di allontanamento dal territorio non può essere una risposta”, perché “i continui sgomberi subìti hanno avuto il solo risultato di peggiorare le condizioni abitative di queste persone, aumentandone di conseguenza i rischi per la salute”.
di Jennifer Zocchi
![Foto: Johan Røed [Creative Commons]](https://test.aidworld.net/sites/default/files/Rom_Johan_R%C3%83%C2%B8ed.jpg)

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